OSSERVATORIO SU UN PAESAGGIO
Fotografie di Flavia Rossi
Testo di Ciro Marco
«O conchiglia marina, figlia/della pietra e del mare biancheggiante/tu meravigli la mente dei fanciulli» così recitava Alceo nel VII sec a.C. e la lirica, tradotta in italiano da Salvatore Quasimodo, divenne oggetto di studio del liceale Aldo Rossi che riuscì a coglierne i problemi relativi alla forma, alla materia, alla fantasia e alla meraviglia, decidendo così di intraprendere la strada tortuosa e affascinante dell’architettura.
L’episodio, raccontato più tardi nella sua Autobiografia scientifica, è uno dei tanti esempi di come la vita quotidianamente ci dimostra di avere più fantasia di noi. Coincidenze fortuite o più o meno ricercate ci ricordano quanto ciò che accade è sì frutto della Fortuna ma per metà anche del nostro libero arbitrio.
Una visione chiaramente machiavelliana che in breve (e senza ricorrere all’esoterismo) ci giustifica nel credere che le cose nelle quali inciampiamo non sono necessariamente solo frutto del caso e che vale per il lavoro di Flavia Rossi qui presentato.
Le infrastrutture e gli esiti del terremoto sulle architetture rispondono a quella raccolta di immagini che in modo trasversale affrontano il tema della fragilità del territorio. Le fotografie pubblicate, raccolte singolarmente o che fanno parte di altri lavori, non appartenendo ad un corpus unico ma vengono presentate in questa inedita sequenza proprio in quanto esito di vere e proprie suggestioni che negli anni si sono raccolte, sedimentate e che vengono riportare senza quindi la necessità di una spiegazione didascalica o ancestrale.
Gli scatti sono pensati per essere autonomi da qualsiasi racconto a posteriori e questo perché la loro l’autrice è figlia (o meglio nipote) di quella scuola che vede nell’osservazione la più importante educazione formale. Come per Aldo Rossi nel fare l’architettura, allo stesso modo Flavia Rossi fotografa ritornando su oggetti, situazioni, infrastrutture o frammenti di edifici, ricostruendone tra immaginazione e memoria “la scena fissa delle vicende dell’uomo”.
Che si tratti delle puntellature che ornano una chiesa esanime, di due speroni sopravvissuti che si fronteggiano, di una griglia metallica che sostiene Santi e Madonne o di una struttura in tubolari che diventa la cornice per una gita di famiglia, tutto diventa uno strumento per riflettere sulle difficoltà del territorio da un punto di vista contemplativo.