©Flavia Rossi, courtesy of SNA Susanna Nobili Architettura.
Parigi, Istituto Italiano di Cultura
28 febbraio – 22 marzo 2019
Che cosa hanno in comune un designer del gioiello contemporaneo, Giampaolo Babetto, e un grande architetto del ‘900, Carlo Scarpa? Quali sono le consonanze concettuali e formali tra i due maestri veneti?
La mostra BABETTO / SCARPA. Architecture et bijou contemporain, all’Istituto Italiano di Cultura di Parigi dal 28 febbraio al 22 marzo 2019, risponde a queste domande.
Promossa dal MAXXI Architettura diretto da Margherita Guccione e dalla Galleria Antonella Villanova, curata da Domitilla Dardi ed Elena Tinacci, la mostra racconta infatti il linguaggio comune fatto di rapporti, connessioni, equilibri di pesi e volumi che condividono l’architettura e il gioiello contemporaneo, dove la visione progettuale vale più dei carati e dei metalli preziosi e l’unicità risiede proprio nella forma di un’idea.
Sia su grande scala come nell’architettura sia su piccola scala come nel gioiello contemporaneo ciò che conta è dunque il progetto, l’idea, la struttura. Senza mai sacrificare l’indossabilità delle opere: i gioielli, infatti, “abitano” il nostro corpo, come noi abitiamo e animiamo le architetture.
Giampaolo Babetto maestro della scuola di Padova, lavora da sempre con grande attenzione all'architettura contemporanea ed è un ammiratore di Carlo Scarpa. La lezione del grande architetto - il suo senso ineguagliabile della forma geometrica e del ritmo, la straordinaria sapienza nella gestione dei materiali, i dettagli preziosi - è un tavolo di prova col quale Babetto non si stanca mai di confrontarsi.
In mostra, i gioielli sono esposti insieme a disegni preparatori, testimonianze del loro processo di costruzione e stralci del lavoro progettuale, messi in relazione con materiali documentari - disegni, prototipi e fotografie - di specifici progetti di Carlo Scarpa che sono nella collezione del MAXXI Architettura. Evidenti relazioni formali si manifestano soprattutto - ma non solo - nei confronti delle opere più note del grande architetto.
Così il Museo di Castelvecchio si presta, nella geniale soluzione ideata da Scarpa per il basamento della
statua di Cangrande, a diventare un riferimento formale diretto di Giampaolo Babetto per l’anello chiamato appunto Cangrande della Scala, in un sorprendente salto dimensionale. Le forme della monumentale Tomba Brion sono studiate e ripercorse nei disegni del maestro orafo padovano, che arriva poi a tradurre il cemento scarpiano in originali creazioni di oreficeria.
Il risultato dello studio di Babetto su Scarpa sono opere di gioielleria uniche, che evidenziano i nessi materici, di processo, ideazione e costruzione con le architetture di riferimento. A fronte dell’evidente differenza di scala, la mostra, arricchita dal gioco di riflessi suggerito dall’allestimento dello studio SNA, indaga le molteplici relazioni tra la costruzione di un edificio e quella di un gioiello. E sottolinea che, come spiega Margherita Guccione: “strutture, forme, materiali, incastri, meccanismi e dettagli fanno capo a uno stesso pensiero logico, capace di trasformare l'idea iniziale in un oggetto concreto".