ITA: “Secondo le foto, in certune riconoscevo una regione del volto, il tale rapporto del naso con la fronte, il movimento delle sue braccia, delle sue mani. Io la riconoscevo sempre solo a pezzi, vale a dire che il suo essere mi sfuggiva e che, quindi, lei mi sfuggiva interamente. Non era lei, e tuttavia non era nessun altro. L’avrei riconosciuta fra migliaia di altre donne, e tuttavia non la “ritrovavo”. La riconoscevo differenzialmente, non essenzialmente. La fotografia mi costringeva a un lavoro doloroso; proteso verso l’essenza della sua identità, mi dibattevo tra immagini parzialmente vere, e perciò totalmente false.”
Roland Barthes, La camera chiara (Einaudi, 1980).
Ricostruire l’identità può essere un lavoro doloroso: il quasi vero condannandoci al del tutto falso. E se la coscienza di sé è possibile solo per contrasto, si tratta pur sempre di una coscienza sfuggente, di un’identità mutevole. Come le nuvole. Come un cielo percorso da striature, una lastra attraversata da disegni rarefatti dove è possibile proiettare forme immaginarie, cangianti, volatili.
Gli storni non possono abbandonare lo stormo di cui fanno parte e con il quale realizzano forme ambigue nel cielo: perderebbero l’orientamento, non sapendo intraprendere in autonomia il percorso ciclico che caratterizza la loro esistenza. Autocondannandosi molto probabilmente alla morte.
Nelle forme disegnate nel cielo dagli uccelli così vicini tra loro, provo, quindi, a rintracciare un unicum in movimento, un’essenzialità nella differenza, una singolarità nel molteplice.
Mi rispecchio in un’unità fatta di parti, un riflesso d’identità esploso nelle schegge di un cielo incrinato. Ogni immagine riconoscendosi singolare e pure obbligata da un destino comune, da una direzione circolare programmata per tornare alla sorgente, ogni volta un po’ diversa, eppure dolorosamente identica.
Un’identità fraintesa, ambiguamente capricciosa.
Come nuvole dove riconoscersi per un breve momento, come uno storno che si crede stormo: un refuso al servizio di un’illusione.
Il lavoro è stato realizzato durante la residenza del Premio Artivisive San Fedele ed è stato esposto nella mostra collettiva Identità. Natura e destino. Premio Artivisive San Fedele 2018/19, presso la Galleria San Fedele di Milano, a cura di Andrea Dall’Asta SJ, Daniele Astrologo Abadal, Chiara Canali, Stefano Castelli, Matteo Galbiati, Chiara Gatti, Kevin McManus e Gabriele Salvaterra dal quattro dicembre 2019 all'undici gennaio 2020.
EN: “From certain photos, I could only distinguish areas of the face, the relationship between her nose and forehead, the movement of her arms, her hands. I could only see her in parts, that is to say her whole being escaped me and therefore she escaped me totally. It was not her, but at the same time it was no one else. I would have recognized her among a thousand other women, but could not grasp her. I distinguished her peculiarities not her essence. The photographs obliged me to do a painful job; aimed at discovering the core of her identity, I floundered among half real images, the equivalent of totally false images”
Roland Barthes, Camera Lucida (Einaudi, 1980)
As said before, reconstructing an identity may be a painful job: half truths condemn us to total falsity. And if self awareness may come about only through contrast, it is still however an unattainable awareness, a changing identity, similar to clouds. Exactly like a stoked sky, a panel with rarified patterns where it is possible to project imaginary, volatile shapes that change with the light.
The starlings cannot abandon the flock they belong to, the one they create ambiguous patterns with. They would lose direction, on their own they could not follow the cycle that characterizes their existence, self condemning themselves most probably to death. I aim to see a whole group in movement, made up of individuals in a multiple body.
I am mirrored in a single body made of multiple parts, reflecting an explosion of identity in a changing sky. All the images are individual entities, but together are obliged to share a common destiny, a circular direction programmed to return to its starting point, each time slightly different but sadly the same.
A misunderstood identity, ambiguously mischievous.
Similar to clouds, where one recognizes oneself for a fleeting moment, where one starling becomes a flock: a misconception used to create an illusion.
The work was realized during the artistic residency San Fedele Art Prize and it was shown in the collective exhibition Identity. Nature and destiny, curated by Andrea Dall’Asta SJ, Daniele Astrologo Abadal, Chiara Canali, Stefano Castelli, Matteo Galbiati, Chiara Gatti, Kevin McManus and Gabriele Salvaterra at San Fedele Art Gallery in Milan. The exhibition ran from 4 December 2019 to 11 January 2020.